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milano, Italy
Eco di fondo è una compagnia teatrale nata da Giacomo Ferraù e Giulia Viana, diplomati all’Accademia dei Filodrammatici di Milano nel 2007. Si occupano di teatro di prosa e di teatro ragazzi. Selezionati per due anni consecutivi a NEXT, laboratorio per delle idee (O.Z.,, 2014 e LA SIRENETTA, 2015), hanno vinto diversi premi, tra cui: Premio Riccardo Pradella (2014), Selezione Inbox (ORFEO ED EURIDICE, Teatro Presente-Eco di fondo, 2014), finalista Premo Scenario Infanzia (NATO IERI, 2012), Premio Fantasio Piccoli (SOGNI, 2010), Premio ANPI Cultura (LE ROTAIE DELLA MEMORIA, 2008)

lunedì 3 dicembre 2012

da KLP: articolo dopo la finale di PREMIO SCENARIO INFANZIA 2012

da klpteatro.it: PREMIO SCENARIO INFAZIA 2012

(Mario Bianchi)

" “Nato ieri”, dei milanesi di Eco di fondo, è infine un esplicito omaggio al bambino che è dentro (o dovrebbe esserlo) ognuno di noi.

Si presenta come uno spettacolo tenero e curioso che narra una storia surreale ma di impronta dickensiana: è la storia di un bambino, Mino, che nasce avendo già 42 anni. Abbandonato dai genitori all’orfanotrofio, una suora, scambiandolo per un genitore, gli affida un bambino rom di 10 anni, Lucignolo. Mino attraverserà la vita con lui, uno accanto all’altro, ognuno imparando attraverso gli occhi del compagno la ricchezza e l’unicità della propria età e della propria esistenza. La storia è rappresentata con gusto ed ironia attraverso le cadenze incantate degli occhi dell'infanzia, dove ogni cosa appare miracolosa. "

intervista a ECO DI FONDO, finalista a PREMIO SCENARIO INFANZIA 2012

da IL TAMBURO DI KATTRIN:

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Cosa caratterizza le diverse fasi del processo creativo in un lavoro teatrale rivolto all’infanzia?Giacomo Ferraù: Punto di partenza fondamentale per il nostro lavoro è stato lasciare che lo spazio scenico diventasse luogo di gioco e scoperta; un luogo dove tutto è permesso senza timore di giudizio, dove le regole nascono organicamente nello spazio e con lo spazio della storia, del racconto, della vita scenica. Sin dalle prime volte in cui io e Giulia ci interrogavamo riguardo al progetto, avevamo ben chiaro che intendevamo realizzare uno spettacolo diretto a una fascia specifica del teatro ragazzi ma capace, nel contempo, di rivolgersi a bambini di ogni età, dagli 8 ai 99 anni, come la dicitura dei giochi in scatola più divertenti. Parlare al bambino che è dentro di noi significa, a livello attoriale, lasciare spazio alla fantasia, in fase creativa, senza inscatolarla dentro limiti logistici prestabiliti. Era per noi il primo spettacolo di teatro ragazzi in cui ci impegnavamo in una drammaturgia originale. Durante il lavoro ci siamo dunque stupiti a osservare che le regole della messinscena fossero del tutto uguali ai principi basilari di creazione seguiti negli altri spettacoli rivolti a un pubblico più adulto, e che queste regole non subissero limitazioni, anzi! In primo luogo, il controllo costante della chiarezza e dell’efficacia espositiva della messinscena. Poi, indubbiamente, il reale divertimento attorale in scena: perché i bambini, come diciamo nello spettacolo, sono molto più attenti al mondo degli adulti che gli adulti stessi. E ancora la semplicità della messinscena stessa. Certo, è difficile essere semplici ed essenziali, soprattutto in un’epoca dove la semplicità viene spesso confusa con banalità. Eppure, quella meravigliosa risorsa scenica che è lavorare per immagini, per metafore teatrali (soprattutto la metonimia, la parte per il tutto), ci ha aperto una strada per portare in scena mondi che in fase di scrittura apparivano difficilmente rappresentabili.
Come il teatro mutua, con metonimia appunto, il gioco del bambino che agitando un lenzuolo si stende davanti al mare, così in scena compaiono, agli occhi del bambino che è dentro ognuno di noi, paesi lontanissimi a distanza di un passo, cani invisibili, letti verticali, foto ricordo che si animano al pensiero di un carillon…
Lasciare aperta la discussione scenica inoltre ci ha permesso di inserire immagini e proposte dell’intero gruppo: il lavoro di Andrea, Libero, Giulia e Valentina (che mi affiancava come assistente) è stato più che fondamentale. Nato ieri nasce in effetti da una nostra riflessione su una condizione odierna più generale di spaesamento, di inadeguatezza rispetto una realtà fatta di schemi fin troppo prestabiliti, che non lascia spazio allo spirito del bambino e che costringe a una crescita troppo rapida, negando la dimensione della scoperta, del candore che permette di emozionarsi, del gioco, che è anche il principio del nostro mestiere.
Come racconteresti la storia ad un bambino dell’età alla quale ti stai rivolgendo con il tuo progetto?
Mino è nato ieri. E ha 42 anni. Mino ha lo spirito di un bambino, ma è nato già adulto, nel corpo di un adulto. Anche i suoi genitori, che non sono mica nati ieri, si sono chiesti, al tempo, come fosse potuto nascere così grande. O meglio, se lo sono chiesti per un paio d’ore, poi ci hanno rinunciato e lo hanno lasciato davanti alla porta di un orfanotrofio. Così Mino rimane lì, col pollice in bocca, immobile, di fronte al portone. Arriva la notte, con lei il buio. Mino, essendo nato ieri, non conosce il buio, così si spaventa e inizia a piangere. E piange. E piange. E piange. Fino al mattino successivo, quando una suora attempata gli apre la porta e spinge fuori un bambino dai tratti slavi, un bambino rom, con un cespuglio di capelli arruffati, un sorriso furbetto e un violino sotto al braccio. «È lei il signor Rossi? È venuto a prendere Lucignolo, finalmente?» ringhia la suora tirando il bambino dall’orecchio. Mino sorride, perché essendo nato ieri non ha ancora imparato a parlare. «Ma quale signor Rossi? Questo è nato ieri!» dice Lucignolo ridendo. «Porta rispetto al tuo nuovo papà!» tuona esausta la suora sbattendo il portone dietro di sé. Mino e Lucignolo si guardano. Si guardano. Si guardano. Poi finalmente Mino sorride. «Pa-pà…». La sua prima parola. Anche se ancora non lo sanno, le loro vite, da questo momento, non si separeranno più. Dopo un attimo di disperazione, Lucignolo si rassegna alla cruda realtà: l’uno non ha che l’altro al mondo e in qualche modo dovranno cavarsela. Lucignolo per prima cosa cerca di ritornare al campo rom dove vivevano i suoi genitori, ma trova soltanto terra e cenere. Così iniziano il loro viaggio e le loro numerose avventure per riuscire ad arrangiarsi nella giungla del mondo. Lucignolo sa di essere troppo piccolo per trovare un lavoro. Potrebbe farlo Mino. «Se Mino è nato ieri, tutti se ne accorgeranno» pensa Lucignolo. «Bè, la suora non se n’è accorta, in effetti, i grandi non sono così attenti…». Così inizia la loro avventura, Lucignolo insegnerà a Mino come fare a essere grande, mentre Mino restituirà al suo amico quel gioco e quella leggerezza dell’infanzia che la vita gli ha negato.
oppure…Nato ieri è la storia di un bambino, Mino, che nasce e ha già 42 anni. La sua mamma e il suo papà non sanno come prendersi cura di lui e decidono di lasciarlo all’orfanotrofio dove una suora, scambiandolo per un genitore, gli affida un bambino rom di 10 anni, Lucignolo. Mino e Lucignolo dovranno vivere insieme, l’uno non potrà stare senza l’altro, ognuno imparando attraverso gli occhi del suo compagno, la ricchezza e l’unicità della propria età, della propria esistenza.
Come si è sviluppato il lavoro rapportandosi alle diverse fasi che caratterizzano il Premio Scenario?Giulia Viana: Da tempo, pensavamo a una nuova produzione Eco di fondo, uno spettacolo di teatro ragazzi, ma tergiversavamo rispetto alle tempistiche. Poi, la scadenza al bando di concorso Premio Scenario Infanzia 2012 ci diede un buon motivo per stendere un’ipotesi di progetto. Così in un tiepido pomeriggio di aprile, davanti a un gelato, in Piazza Cinque Giornate a Milano, io e Giacomo pensammo a Mino e alla sua storia, che arrivò come un lampo, nel giro di dieci minuti, tra un assaggio di stracciatella, e uno sguardo al cielo limpido della primavera. Convocammo Libero, Andrea e Valentina per presentargli l’idea di Nato ieri e una prima scena per i cinque minuti. Io, Libero e Andrea provammo il testo. Funzionava! Bastarono pochi giorni per montarlo con la regia di Giacomo. Passata la prima selezione, io e Giacomo scrivemmo altre quattro pagine di testo e lo proponemmo ai compagni. Non avevamo però ben chiara l’ultima scena, quella tra Lucignolo e Mino e il principio del loro viaggio, ma Libero e Andrea, improvvisando, in un solo pomeriggio, diedero naturalmente vita e colore a quello che la storia richiedeva. E ora siamo qui, all’ultima selezione, con tanti pensieri positivi per il futuro nel cuore, incoraggiati da questo per noi grande traguardo, e, in testa, altri piccoli frammenti della storia di Mino da cucire insieme per ultimare la sua avventura, qualunque sia l’esito del concorso.